IV3PRK Pierluigi "Luis" Mansutti (ex HC1PF)

  160 meters Band: DXing on the Edge

 

L’antenna per trasmissione  “Inverted L”

Questa è stata la mia prima antenna per i 160 metri, in uso dal 1986 al 1990, quando ero ancora attivo su tutte le bande. Dal traliccio controventato di 18 metri, che portava le Yagi per i 20 ed i 15 m., scendevano già 5 slooping dipoles per i 40m. e 4 slopers a ¼ d’onda per gli 80 metri. In seguito alla concessione della nuova banda dei 160 metri, riuscii ad appenderci anche una ulteriore antenna ad L invertita.  L’obiettivo era quello di lavorare un po’ di moltiplicatori nei contest, ma si rivelò subito un’antenna molto efficiente per i DX consentendomi di raggiungere il DXCC, e solo in fonia a quei tempi, con QSO ancora memorabili, come N2EDP/NP1 da Navassa!

 


L’Inverted L è semplicemente una verticale a quarto d’onda con un tratto ripiegato orizzontalmente (nella pratica obliquo) ed è sicuramente l’antenna più popolare in 160 metri. E’ descritta molto bene nel libro di ON4UN “Low-Band DXing” dal quale è tratta la figura qui a destra, che rappresenta l’impedenza di radiazione in funzione della lunghezza del tratto verticale.

Io invece avevo seguito l’idea di Stew Perry, W1BB – il padre dei 160 metri – che suggeriva di fare l’antenna un po’ più lunga di un quarto d’onda, alzando così la resistenza di radiazione a 50 ohm e cancellare poi la reattanza induttiva con una capacità al punto di alimentazione.

Questo è il suo disegno originale con le note di pugno, pubblicato nel 1981 sul W1BB-160 Meter Bulletin e tratto dal libro di Jeff Briggs, K1ZM “DXing on the Edge”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


E’ un’antenna che funziona bene sia in trasmissione che in ricezione, ed è molto facile da mettere a punto. E’ consigliabile partire con un filo lungo circa 54 metri e poi accorciarlo un po' alla volta durante la taratura.
Essendo più lunga di un quarto d'onda, presenta una reattanza induttiva che viene compensata con un condensatore variabile al punto di alimentazione, a terra. Va benissimo un qualsiasi vecchio variabile dei ricevitori surplus, tipo BC455 od anche quelli delle vecchie radio anni ’50  con due o tre sezioni da 365 pF in parallelo. Le lame sono sufficientemente spaziate (v. foto sotto)  e nel caso mio reggeva tranquillamente il KW.
Quindi accorciando gradualmente  il filo dall'estremità opposta ed agendo sulla capacità si riesce ad ottenere un SWR perfetto.
Più il tratto verticale è lungo e maggiore e l'irradiazione ad angoli  bassi, ma 12 metri sono già qualcosa.
In ogni caso è necessario un buon piano di terra e quindi quanti più radiali ci sono e tanto migliora l'efficienza in trasmissione.


Nel 1991 ho abbandonato tutte le altre bande ed il nuovo traliccio, alimentato con gamma match, è diventato l’attuale antenna TX solo per i 160 metri, come descritto in questa pagina.